STORIE DI VITA
Raccontiamo le storie di vita dei vostri cari
STORIE DI VITA
Raccontiamo le storie di vita dei vostri cari

Federico Perin
Si è spento all’età di 59 anni Federico Perin, il noto impresario funebre dell’agenzia “La Pace” di viale Spellanzon. Un’attività ereditata dal padre, che Federico aveva condotto per oltre tre decenni e che lo aveva reso molto noto nella città del Cima: in tanti infatti nel tempo si erano rivolti alla sua agenzia, che si trova vicino alla rotonda del Cavallino.
La passione per lo sport si univa all’affetto di padre quando andava ad assistere alle partite del figlio Walter, che giocava con il Careni e con il Barbisano Calcio, oggi in forza all’Union Feletto Vallata. Federico non se ne perdeva mai una. Lascia ancora oggi un grande segno e un immenso affetto tra i più grandi e i più piccoli, tanto che, a grande sorpresa, la Società Rosso Verde di Rua di Feletto, ha deciso, un anno dopo, di intitolare in Sua memoria un torneo del settore Giovanile a suo nome: SIOR PERIN, come tutti erano soliti chiamarlo. Lo stesso anno in cui ci lasciò, la prima squarda del Union Feletto Vallata, promise di vincere il campionato in suo onore, e così fu, vincendo proprio all’ultimo minuto il campionato 2016/2017 grazie ad un Gol di suo figlio Walter.
L’amore per lo sport lo aveva contraddistinto per molti anni anche quando era giovane. Per tanto tempo era stato atleta di Judo, tanto da avvicinarsi molto all’ottenimento della cintura nera, fino a quando un improvviso infortunio e l’amore per la famiglia lo aveva fermato, ma a quello sport era rimasto sempre molto legato fino alla fine.
Gli affetti familiari e l’amore per la Patria, la semplicità e la correttezza, questi sono stati alcuni dei valori cardine che hanno guidato la sua esistenza. Nella Sua epigrafe infatti si leggeva tra le righe scritte di pugno da lui e lasciate alla figlia Maria Serena in anni precedenti -Vorrei che al mio passaggio qualcuno mi lanciasse un sasso con su scritto “NON CAMBIO’ BANDIERA”-, ed infatti fu così. Non lasciò mai la sua amata Patria Italia al quale si legò anche grazie ai suoi amati e onorati bersaglieri, di cui faceva silenziosamente parte e con i quali non mancava mai ad alcuna commemorazione della nostra città.
Ha lasciato un vuoto immenso per tutti, per la sua famiglia in primis, per i suoi tanti amici, ma anche per chi non lo conosceva di persona ma lo incrociava nelle sue lunghe e quotidiane passeggiate, che tanti ancora oggi immaginano di vederlo proprio lì, nello stesso posto ed alla stessa ora.

Luciano Pradal
Il giorno 2 Marzo 2020 è mancato all’affetto dei suoi cari Luciano Pradal, all’età di 92 anni.
Poco prima della scomparsa della moglie Giuseppina De Beni, ex assessore, con la quale era molto legato.
Luciano Pradal fu ufficiale in areonautica dal 1950 al 1958, quando poi rilevò l’azienda di legnami del Padre, Giulio Pradal. E’ stato per diversi anni presidente della Sezione Arma Aeronautica di Conegliano.

Giuseppina De Beni ved. Pradal
Si è spenta nella mattinata del 24 Marzo 2020, all’età di 93 anni, che aveva compiuto venerdì scorso, Giuseppina De Beni Pradal, figura di spicco per il suo impegno civico in città, anche in municipio, dove è stata assessore per dieci anni consecutivi nelle file della Democrazia Cristiana con due diversi sindaci. Una figura d’altri tempi, a cui non piaceva mettersi in mostra, ma agire concretamente per il bene della comunità.
Il decesso è avvenuto alla casa di riposo della fondazione De Lozzo-Dalto di Santa Maria di Feletto, di cui era ospite di qualche tempo. Appena tre settimane fa, era venuto a mancare, alla sua stessa età, il marito Luciano Pradal, che aveva portato avanti l’attività per la lavorazione e commercializzazione di legnami in via Lourdes, fondata dal padre Giulio Pradal, che è stata dismessa e sottoposta a uno degli interventi di riqualificazione sicuramente più riusciti all’interno del tessuto urbano. È forse il destino e il profondo attaccamento che avevano sempre avuto tra loro a volere che se ne andassero quasi insieme.
Giuseppina De Beni, diplomata in ragioneria e impiegata alla Dal Vera, dopo il matrimonio aveva lasciato questo lavoro e si era dedicata interamente alla famiglia e ai figli. Alla fine degli anni settanta del secolo scorso aveva fondato la sezione di Conegliano dell’Agesc (l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche) di cui è stata la prima presidente. Dal 1980 al 1985 aveva occupato la carica di assessore all’istruzione nell’ultimo dei tre mandati del sindaco Pietro Giubilato. Quindi, dal 1985 al 1990 era stata assessore ai servizi sociali nel primo dei due mandati del sindaco Flavio Silvestrin.
«Ha svolto il suo ruolo con impegno, dedizione e competenza, che le derivavano dal suo rigore morale e dal profondo senso di responsabilità verso gli altri, prendendo a cuore e risolvendo le situazioni di bisogno delle fasce più deboli della popolazione», ha sottolineato Silvestrin, che aveva avuto modo di sentirla pochi giorni fa. Lascia i figli Giulio, Paola Anna e Domenica.

Celio Fastini
Si è spento a 95 anni Celio Fastini, un personaggio dalla vita avventurosa, tra musica, politica e insegnamento, raccontata qualche anno fa in una lunga intervista ad agenziastampaitalia.it.
Fastini abitava a Conegliano in via Garibaldi. Fu testimone diretto del bombardamento di Treviso e in quell’occasione rimase miracolosamente vivo. Terminato il secondo conflitto mondiale, si iscrisse alla Facoltà di Scienze economiche ma fu trascinato ad una vita diversa per la sua grande passione per la musica. Conobbe Fred Bongusto (con cui avrebbe poi condiviso la sorte di morire lo stesso giorno) e insieme ad altri musicisti formò un complesso. La prima volta si esibirono al Caffè Pedrocchi di Padova. Avevano come maestro Erico, che aveva scritto canzoni per Nilla Pizzi. Realizzarono una tournée anche all’estero, poi il gruppo si sciolse. Fastini suonò anche a Milano al Moulin Rouge e conobbe diversi artisti, da Raimondo Vianello a Pippo Baudo. Voleva fare il conservatorio, ma poi, per le pressioni in famiglia, si diplomò in agraria.
Ritornato a Conegliano, Fastini è stato a lungo docente di educazione tecnica in scuole medie e all’agraria. Il novantacinquenne è deceduto venerdì 8 Novembre 2019, nello stesso giorno dell’amico di vecchia data Fred Bongusto. In gioventù Fastini visse in prima linea la Seconda Guerra Mondiale, arruolato come bersagliere. Il 7 aprile 1944 era a Treviso, quando la città fu bombardata dagli Alleati. «Ero alla caserma Salsa, feci un volo di qualche metro, ma rimasi cosciente – raccontò pochi anni fa in un’intervista – ero senza una scarpa, raccolsi morti e feriti, amici stesi per terra. C’era polvere ovunque, macerie. Un disastro. Io mi salvai perché durante il bombardamento mi tappai le orecchie e aprìi la bocca durante lo spostamento d’aria. Una volta diradata la polvere, fu possibile stimare morti e feriti». Abbracciò poi la Repubblica Sociale («Non credevamo che la guerra fosse già persa» ebbe a dichiarare) e per questo venne catturato dalla brigata Garibaldi vicino a Colle Umberto, ma i partigiani lo risparmiarono dalla fucilazione. Passato prigioniero della brigata Piave, fece una decina di giorni di prigione prima di essere rilasciato.
Il suo impegno in politica continuò a Conegliano per trent’anni come segretario locale del Movimento Sociale Italiano, ebbe un rapporto di frequentazione con Almirante. Oggi lo ricordano con affetto la moglie Renata, la figlia Donatella con Luigi e l’adorata nipote Veronica.

Renato Pradal
Renato Pradal era un combattente, amava la vita e ha lottato fino all’ultimo. Pradal aveva 88 anni e sul cuore malato portava la Croce al Merito di guerra per l’attività partigiana. È deceduto l’altra notte del 18 Ottobre 2017, stroncato da complicazioni sopraggiunte dopo il ricovero per uno scompenso cardiaco.
Originario di Corbanese, Renato viveva a Conegliano con la moglie Clotilde. Hanno trascorso più di sessanta anni insieme. Aveva un’impresa edile nella quale ha lavorato fino all’età della pensione. Aveva un carattere forte, non si arrendeva mai davanti alle difficoltà. Era un uomo solare, generoso, sempre pronto ad aiutare il prossimo. Ha dato tanto alla sua famiglia. Era ironico e amava la vita. «Mi dispiace morire» è stata una delle ultime frasi che Renato ha detto alla sua famiglia.
Sedici anni fa era stato operato al cuore, gli aveva impiantato dei bypass che gli hanno salvato la vita. Con il passare degli anni però sono insorte altre patologie, la più grave il diabete che gli ha causato anche problemi renali. Non voleva finire in dialisi, ma alla fine ha accettato perché era l’unico modo per sopravvivere. Nonostante gli acciacchi, aveva conservato il suo animo combattivo ed era sempre attivo, faceva lunghe passeggiate. Quindici giorni fa uno scompenso cardiaco lo ha costretto al ricovero all’ospedale civile di Conegliano.
«La sera prima di morire riferisce commossa la figlia Renata ci aveva salutati perché sentiva che sarebbe stata l’ultima notte in vita». Lascia la moglie Clotilde, i figli Gian Luigi, Alice e Renata.
La sua storia, insieme ad altri personaggi che avevano svolto attività era anche finita in un libro, “Vita partigiana”. L’esperienza della guerra l’ha temprato e reso più forte, facendogli vivere la vita sempre in modo attivo. «Ha lottato fino all’ultimo, era solare e socievole con tutti, è stato un esempio», spiegano i suoi cari. Era una persona di spirito, sempre lucido, che ha trasmesso energia a quanti l’hanno conosciuto.